TANZANIA, IL PRESIDENTE MAGUFULI ACCUSA: DALL’ESTERO RICEVUTI TEST COVID-19 DIFETTOSI, FALSI POSITIVI MAI STATI INFETTATI
Agricolae.eu – Pubblicato il 07 maggio 2020
“I kit per i test del coronavirus utilizzati in Tanzania sono stati dichiarati difettosi dal presidente John Magufuli, a seguito di alcuni casi risultati positivi su campioni di capra. Magufuli ha affermato che i kit hanno errori tecnici” scrive l’agenzia Reuters.
I kit per i test COVID-19 erano stati importati dall’estero, ha detto Magufuli durante un evento a Chato nel nord-ovest della Tanzania, anche se non ha fornito ulteriori dettagli.
Il presidente ha dichiarato di aver incaricato le forze di sicurezza della Tanzania di verificare la qualità dei kit. Avevano così ottenuto diversi campioni non umani, tra cui quelli di una capra e una pecora, assegnando però loro nomi ed età umani. Questi campioni sono stati quindi inviati al laboratorio della Tanzania per testare il coronavirus, con i tecnici di laboratorio lasciati deliberatamente inconsapevoli della loro origine animale.
Campioni della capra sono risultati positivi al COVID-19, ha detto il presidente, aggiungendo che ciò significa che è probabile che alcune persone siano risultate positive ai test quando in realtà non sono state infettate dal coronavirus.
“Sta succedendo qualcosa. Ho già detto che non dovremmo accettare per buono qualsiasi aiuto che questa nazione riceve”, ha detto Magufuli, aggiungendo che i kit dovrebbero essere studiati.
Magufuli ha anche affermato che stava inviando un aereo per raccogliere una cura promossa dal presidente del Madagascar. Il mix di erbe non ha ancora subito test scientifici riconosciuti a livello internazionale.
“Sto comunicando con il Madagascar”, ha detto durante un discorso, aggiungendo: “Hanno una medicina. Invieremo un volo lì e le medicine verranno portate nel paese in modo che anche i tanzaniani possano trarne beneficio”.
Infezioni e decessi in COVID-19 riportati in Africa sono stati relativamente bassi rispetto agli Stati Uniti, parti dell’Asia e dell’Europa. Ma l’Africa ha anche livelli di test estremamente bassi, con tassi di circa 500 per milione di persone.
AFRICA/TANZANIA – Come le POM in Tanzania affrontano le conseguenze del Covid-19
Fides.org – Pubblicato il 7 maggio 2020
Dar es Salaam (Agenzia Fides) – Come la pandemia di Covid-19 sta influenzando la vita della missione in Tanzania? Per rispondere a queste e ad altre domande, l’Agenzia Fides ha chiesto all’Ufficio delle Pontificie Opere Missionarie della Tanzania, una breve intervista tramite p. Alfred S. Kwene, Assistente Nazionale delle POM.
In che modo la pandemia mette in discussione la missione della Chiesa nel suo Paese?
Il fatto che fino ad ora le statistiche ufficiali mostrino che abbiamo solo 505 casi di Covid-19, può facilmente dare l’impressione che gli effetti della pandemia non siano così tanti rispetto ad altri Paesi, in particolare quelli in Europa e in America. Innanzitutto, siamo molto grati a Dio che fino ad ora in Tanzania non abbiamo avuto un blocco totale, in modo tale che anche le funzioni della Chiesa non sono state completamente ferme. La posizione dei nostri Vescovi è sempre stata che la Chiesa deve considerarsi un ospedale spirituale e quindi allo stesso modo degli operatori sanitari (medici, infermieri e altri) che continuano a prestare il loro servizio, dovremmo fare altrettanto e se possibile di più.
Abbiamo adottato diverse restrizioni nei nostri servizi liturgici e nella vita generale della Chiesa, tra cui: sospensione delle celebrazioni di altri sacramenti come battesimi e cresime; sospensione delle riunioni delle piccole comunità cristiane di base e di quelle dei gruppi apostolici (comprese le attività del coro); limitare il numero di persone che partecipano alla Santa Messa e ai servizi funebri (talvolta finendo per celebrare i servizi funebri senza Santa Messa); sospensione delle scuole domenicali e delle messe per bambini; celebrazione della Santa Messa senza canti e balli; l’indossare mascherine durante i nostri servizi liturgici, il lavarsi le mani entrando nei locali della Chiesa, per citarne solo alcuni.
In terzo luogo, la gestione degli effetti economici della pandemia. Gli effetti in quest’area sono davvero sentiti a tutti i livelli, in particolare a livello individuale, sociale, statale e ecclesiale. Si può immaginare, per la giovane Chiesa africana che oggi dipende in gran parte dalla generosità dei suoi fedeli, la maggior parte dei quali poveri, questa situazione complica ancora di più le cose, tanto più che quest’anno alcune aree hanno anche subito gravi inondazioni che hanno distrutto le attività agricole.
E in particolare come questa situazione condiziona l’attività missionaria?
Poiché una delle misure per rispondere alla pandemia di Covid-19 è quella di abbracciare il distanziamento sociale, si può facilmente immaginare come sia possibile il lavoro missionario, che richiede molta mobilità! Sebbene in Tanzania non abbiamo avuto un blocco totale, come affermato in precedenza, ma abbiamo dovuto rispettare, in una certa misura, l’approccio del distanziamento sociale. Ad esempio, qui presso la sede della Conferenza episcopale a Dar es Salaam, abbiamo sospeso tutti gli incontri annuali dei vari dipartimenti ai quali avrebbero partecipato i rappresentanti di tutte le diocesi e limitato anche il numero del personale di supporto. Una situazione simile è stata sperimentata in diverse diocesi.
Come funziona lo speciale fondo di emergenza delle POM per le vittime di coronavirus nel suo Paese? Che tipo di iniziative sono state avviate con quel Fondo?
In risposta alla chiamata di Papa Francesco, la Chiesa locale della Tanzania ha già avviato varie iniziative sia spirituali che materiali. In primo luogo, in ogni diocesi vi sono campagne di sensibilizzazione per informare le persone di questa sfida sia a livello locale che globale. In secondo luogo, con la promozione di esercizi spirituali tra cui: santa Messa, novene, intercessioni della misericordia divina, santo rosario e persino la composizione di preghiere speciali recitate a diversi livelli. Ad esempio, una di queste preghiere speciali è stata composta dalla Conferenza episcopale e viene attualmente recitata in tutte le diocesi durante la santa Messa.
Per quanto riguarda l’assistenza materiale, sono già in atto diverse iniziative di raccolta di contributi di beneficenza. A livello della Conferenza episcopale, ogni diocesi è stata invitata a mettere in atto un meccanismo attraverso il quale poter raccogliere fondi e alla fine inviare il loro contributo all’Ufficio nazionale delle POM a cui è stato affidato questo compito direttamente dalla Santa Sede. (L.M.) (Agenzia Fides 9/5/2020)